Articoli con tag ‘mamme separate’

Presentare ai figli il nuovo compagno o la nuova compagna?

Ripubblico quest post vecchio di un anno, per l’interesse suscitato nei lettori dalla tematica in questione e la ricchezza delle storie di vita che sono state narrate.

 

E’ questa una domanda che molti genitori si pongono. In generale, si possono dire tre cose:
a) non avere troppa fretta, soprattutto quando non siamo sicuri noi di ciò che vogliamo fare. I bimbi hanno già sofferto abbastanza a causa della separazione, perché esporli ad ulteriori sofferenze? Si affezionano facilmente ad altre persone, come ci rimarrebbero se dopo un po’ il nuovo amico/la nuova amica di mamma o papà non si facesse più vedere?
b) Se invece la scelta è consolidata e abbiamo la ragionevole convinzione (non certo la certezza matematica!) che la storia è seria, allora sì: i figli hanno il diritto di condividere le scelte della nostra vita, soprattutto se sono grandicelli. Attenzione tuttavia a non chiedere al compagno/a di fare da papà o mamma. Questi esistono già e devono svolgere il loro ruolo!
c) E se invece non ho trovato un nuovo compagno stabile? Si può uscire con l’amico (anche se poi è un’amica o viceversa) … mica ci sarà bisogno di dire tutto, no?

Progetto di legge sulla mediazione familiare

E’ stato presentato prima dell’estate il progetto di legge nazionale Pezzotta (firmato da una cinquantina di deputati sia della maggioranza che dell’opposizione e assegnato alla II Commissione Giustizia il 14 settembre 2009) che prevede l’obbligatorietà di un’informativa da parte di un mediatore della possibilità della mediazione familiare, anche per chiarire la sua specificità rispetto alla mera conciliazione. Infatti (art. 1):
I mediatori familiari operano per ristabilire le comunicazioni fra i coniugi o conviventi al fine di pervenire a un accordo tra le parti avente per contenuto un progetto condiviso, equilibrato, concretamente realizzabile e duraturo, di organizzazione delle relazioni personali, genitoriali, nel caso di presenza di figli, e materiali, dopo la chiusura del rapporto di coniugio o di convivenza. Nella realizzazione dell’accordo di mediazione, i mediatori
familiari sono tenuti a prestare particolare attenzione e a dare priorità agli interessi e ai bisogni degli eventuali figli., essendo “il tentativo di ripresa di un dialogo interrotto fra le parti, al fine di conseguire una riorganizzazione della loro vita e di quella dei figli minori, mediante il conseguimento di un accordo, volontario, condiviso (e per questo duraturo) sugli aspetti personali (principalmente la gestione concreta della bigenitorialità) e su quelli patrimoniali.

Nell’art. 1 del progetto si offre quindi una definizione di mediazione familiare.
L’art. 2 prevede l’assoluta riservatezza del percorso di mediazione.
L’art. 3 tratta il tema della professionalità dei mediatori e stabilisce i requisiti per l’esercizio della professione.
L’art. 4 tratta dell’obbligatorietà del ricorso alla mediazione ai fini della prosecuzione del processo.
L’art. 5 infine stabilisce in maniera più netta l’obbligo di ascoltare i figli minori e le modalità di audizione (ascolto protetto e audiovideoregistrato).
Clicca qui per leggere il testo integrale del progetto di legge.

Se-parati

E’ la condizione di tanti in Italia. Nel 2006, rispetto a 10 anni prima, le separazioni hanno avuto un incremento del 39,7% e i divorzi del 51,4%. In termini assoluti sempre nel 2006 le separazioni sono state 80.407 e i divorzi 49.534.
La parola separare deriva dal latino ed è composta da se-, che indica divisione e parare, che significa disporre e anche mettere alla pari.
I coniugi separati quindi sono divisi e posti in una condizione di parità. Così com’era, almeno dal punto di vista della legge, in costanza di matrimonio.
Concretamente cosa significa essere in una condizione di parità? Tra le tante cose, avere pari possibilità di mantenersi e mantenere i figli; avere pari possibilità – se si vuole – di avere legami affettivi e ricostruirsi una famiglia; avere pari possibilità di esercitare il proprio essere genitori.
Esempi: è in una condizione di parità una donna che non può accedere al part-time per poter accudire ai propri figli? E che non può neanche avere una vita sociale? E’ in una condizione di parità un padre che fatica a mettere insieme i soldi di un affitto o può vedere i figli solo quando non sono impegnati in altre cose?
Sembra più un manifesto ideologico che una descrizione della realtà:è un sogno di “pari opportunità” per donne e uomini che deve trovare una risposta attenta e concreta da parte delle Istituzioni.

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