Archivio per la categoria ‘vita quotidiana’

All’ombra del tricolore

Il tricolore dei primati a Modena: 1797 metri, sorretto da 1800 persone (foto da https://www.facebook.com/cittadimodena)

Una coppia in crisi

Vignetta di Pietro Vanessi

Lui Sonnecchia sul divano, infastidito dai rumori radi che attraversano il pomeriggio quasi estivo. Ogni tanto sembra avere un rigurgito di dignità. Si alza quel tanto che basta per cambiare posizione. Sempre con molta molta lentezza.
Lei Esce in giardino. Torna dentro. Guarda lui con malcelata insofferenza. Ritorna fuori. Si dedica al prato. Guarda i fiori. Ritorna dentro. Si avvicina a lui (in cerca di affetto?).
Lui Apre un occhio. Poi tutti e due (si sentiva osservato dallo sguardo di rimprovero di lei?). Sbadiglia con poca creanza. Guarda lei con aria interrogativa (ma non troppo). Emette una specie di grugnito. Poi, non ricevendo alcuna risposta, chiude di nuovo gli occhi, forse interrogandosi sul mistero dell’universo femminile.
Lei Ha un gesto nervoso del corpo, come di una decisione rimandata da troppo tempo. Si prepara per uscire. Cerca di fare più rumore possibile, come prova della propria esistenza in vita. Fallito l’ultimo tentativo, se ne va (per sempre?).
Lui Adesso si alza. Si stira. Si avvicina alla cucina strascicando i piedi. Chissà se lei ha lasciato qualcosa da mangiare …

(Lei, una bastardina dal pelo grigio chiazzato di rosa, occhi verdi e bisogno di affetto;
Lui, un esemplare di razza, pelo grigio (qualcuno dice blu), occhi arancioni, parola d’ordine: nonchalance: i gatti di casa).

L’oscena indifferenza

Il professor Ilvo Diamanti racconta, con una prosa che ricorda il tracciato di un elettrocardiogramma, l’incontro personale con il dolore, anzi uno dei più letterari dei dolori: il male di cuore. Racconta per non dimenticare. Racconta – superando il pudore che un sociologo può sperimentare nell’analizzare non i fatti pubblici ma, una volta tanto, le proprie cose – affinché gli altri, tutti, si rendano conto che nulla avviene per caso e che se uno ha la fortuna (definiamola così, per comodo) di sopravvivere, non può e non deve più essere quello di prima. Dopo, una volta ri-nati, pesa di più la superficialità delle relazioni, alla quale invece si fa l’abitudine. Dopo, ci si rende conto maggiormente della preziosità delle persone che ti vogliono bene e alle quali se ne vuole.
Nulla di più salutare quindi, per entrare dentro se stessi, del ticchettio di una macchina alla quale si è collegati? Scongiurando questa eventualità, ben venga l’aprire gli occhi su ciò che ci circonda, per allontanare da noi l’ «oscena indifferenza». C’è da augurarsi che altri “mali di cuore”, fisici e spirituali insieme, come per esempio il dolore di chi è stato abbandonato o si è sentito tradito dalla vita, possano portare al medesimo risultato.

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