Archivio per la categoria ‘mediazione familiare’

Né vincitori né vinti

I genitori che vogliano separarsi o siano già separati sanno di dover mantenere una relazione adeguata per potere occuparsi della crescita dei figli. Spesso tuttavia gli incontri per prendersi cura del destino dei figli  sono condizionati dal volere rimanere nella logica del vincitore e del perdente e della contrapposizione. In questo modo gli animi si esacerbano e la relazione s’interrompe.

Perché ciò non accada occorre passare a uno stile collaborativo, mettendosi in ascolto di bisogni e interessi, chiaramente espressi oppure fatti solo intuire.

Quando si decidono cose riguardo la quotidianità, spesso il papà dice A e la mamma dice B. Una strada possibile è di scegliere tra una e l’altra posizione, ma in questo modo per esempio la mamma si sentirà vittoriosa e il papà perdente. Il papà dovrà rinunciare al proprio territorio e far sì che l’altra lo occupi: sarà frustrato per questo e riterrà di doversi in un qualche modo rivalere e la mamma potrà magari credere di potersi vendicare rispetto a quella volta i cui invece ha avuto la peggio. Naturalmente i ruoli di vincitore e perdente sono del tutto intercambiabili.

E in figli in tutto questo “gioco” come ne usciranno? Che tenuta avranno gli accordi frutto di un prevalere da una parte e di un rinunciare, dall’altra?

Un’altra possibilità è la strada della negoziazione, in cui si è invitati ad esplorare altre possibilità, altri territori diversi dai precedenti. Si tratta di un “territorio terzo” a cui entrambi i genitori possono approdare dopo avere espresso sentimenti e giudizi: un territorio comune. Non ci sarà più un vincitore e un perdente, ma persone che – mediante la fatica del confronto e del dialogo – giungono a una decisione che è percepita come “la nostra decisione”. In questo modo, gli accordi (i “nostri” accordi) avranno chances maggiori di durare nel tempo.

Tifare per il dialogo è meglio

La mediazione familiare può essere descritta come un training in cui i genitori, riscoprendo il dono della parola su cose concrete (quando e come comunicare ai figli la decisione di separarsi; l’organizzazione quotidiana e il calendario dei tempi; il racconto di quello che i figli fanno e dei sentimenti che esprimono, i bisogni che emergono; le regole di vita condivise – quando e cosa guardare alla tv, per esempio -; il tema della scuola; il ruolo dei nonni e delle altre figure affettivamente significative; ecc.), imparano a relazionarsi, non più come coniugi o conviventi ma, appunto, come genitori.

Il mediatore ha la funzione di agevolare il dialogo e aiutare la coppia separata o in via di separazione a chiarire tutti i fraintendimenti che sono sul campo. Un esempio di fraintendimento o meglio di pre-giudizio è il ritenere che l’altro – non essendo stato un coniuge adeguato – non potrà essere per ciò stesso un bravo genitore.
A volte la situazione si complica quando la vicenda separativa si configura come una partita di calcio in cui i tifosi (o facinorosi), non contenti di come gli atleti stiano giocando o non soddisfatti dell’operato dell’arbitro, invadono il campo per fare valere i propri presunti diritti. Al di là di metafora, non è raro che le famiglie di origine degli ex-coniugi o altre figure di riferimento entrino in campo per fomentare il conflitto piuttosto che sostenere il dialogo. In questi casi si potrebbe ricordare ai genitori una frase che Enzo Biagi ripeteva spesso e che potrebbe essere riproposta alle famiglie di origine: “non datemi consigli, so sbagliare da solo”!

In questa situazione, il mediatore può rendersi disponibile anche nei confronti dei nonni , per aiutarli a riflettere su quale vantaggio possano portare queste guerre agite “per conto terzi” e se non valga invece la pena, per il bene dei nipoti, di trasformarsi a loro volta in agevolatori di dialogo tra gli ex-coniugi.

Anche su questo tema sono gradite le vostre esperienze!

Tra papà e mamma scelgo … entrambi! – 2

Il The Vincent J. Fontana Center for Child Protection di New York ha condotto un progetto destinato ai figli di genitori separati o divorziati  per aiutare i ragazzi della middle school a non dover scegliere tra un genitore o l’altro (Andre K., Baker A. J. L., The Vincent J. Fontana Center for Child Protection N.Y., I don’t want to choose. How middle school kids can avoid choosing one parent over the other Kindred Spirits foundation 2009), quando per esempio la conflittualità tra ex coniugi è assai elevata. Il progetto propone ai ragazzi stessi di analizzare diverse situazioni che possano verificarsi in seguito alla separazione dei genitori, in presenza di una campagna di denigrazione dell’uno contro l’altra. Si tratta di uno strumento per riflettere e anche per trovare spazi e strumenti di espressione di pensieri ed emozioni. L’ideale sarebbe infatti partire dal lavoro personale dei ragazzi, individuale o in gruppo, per arrivare a spazi di confronto con gli adulti, genitori e/o altre persone di riferimento (insegnanti, animatori, ecc.).
La finalità è essere consapevoli che: a) è normale essere in difficoltà quando ci è richiesto di fare delle scelte; b) si ha il diritto di avere un rapporto costante con i propri genitori, anche se essi hanno fatto la scelta di separarsi (una scelta che, pur coinvolgendoci, compete loro);  c) abbiamo la possibilità di comprendere cosa stia accadendo, quali riflessioni ed emozioni ne possono derivare, quali scelte possiamo fare e a chi possiamo chiedere l’aiuto necessario.
In questo modo i ragazzi stessi, con l’aiuto di adulti fidati, imparano ad essere reattivi di fronte alle situazioni.
Questa proposta può essere utile anche per la realtà italiana, alla quale ho cercato di adattare esempi ed espressioni, ancora meglio se utilizzata in gruppi di ragazzi a scuola, in parrocchia, o in qualsiasi altro ambiente educativo, come pure in un ambito di aiuto presso Centri per la famiglia (gruppi per figli di separati), ecc. Il lavoro individuale è infatti sicuramente prezioso e anzi necessario, ma richiede già un certo “allenamento” a sapere guardare dentro se stessi. Tale lavoro dovrà essere incoraggiato e sostenuto.

Si presentano quindi diverse situazioni in cui un ragazzo potrebbe trovarsi e si stimola la ricerca di una soluzione personale, passando attraverso uno schema costante composto da 4 fasi:

  • Pensa in prima persona
  • Guarda alle possibilità che hai. Ricorda che puoi sempre scegliere
  • Ascolta il tuo cuore per essere fedele a te stesso e alle cose in cui credi
  • Usa gli aiuti che puoi trovare dentro te stesso e in tante persone

Per approfondire l’argomento: clicca qui

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