Buon anno
A quest’ora il 71 non fatica ad attraversare la città da ovest a est. Mi siedo come sempre di fianco al finestrino: i rivoli di luce che attraversano lo specchio nero mi aiutano a pensare.
Davanti a me un orientale, con il berretto calato sugli occhi, sembra dormire; vuole essere lasciato in pace, almeno questa sera. Dietro, una ragazza con lo sguardo perso e il trucco pesante.
Siamo le uniche persone vive e forse l’autista, là davanti.
I palazzoni del Tiburtino mi avvertono che è arrivata la mia fermata. Cerco le chiavi nella tasca.
Le dita sfiorano l’orsetto bruno che Matteo mi ha regalato: buon anno papino.