Lo sguardo
La pioggia sottile cerca di penetrarmi, ormai dura da ore. Io ho una corazza speciale: i maglioni che mi hanno regalato al Centro di accoglienza, indossati uno sopra l’altro e soprattutto lo strato di sporco che si è depositato da tempo sulla mia pelle. E voi ad insistere che devo fare una doccia e che dopo mi sentirò meglio: siete gentili! Ma io devo difendermi dall’umidità (quando ero giovane mi addormentavo ricordando il nome delle stelle). E se vi dessi ascolto, come farei – con la pelle rosea di un bambino – a proteggermi dai vostri sguardi?
I vostri sguardi … Osservano, scrutano, valutano, soppesano, indagano. Tentano di analizzare, saggiare, confrontare, rimarcare. Eppoi non si accontentano: scalfiscono, pungono, provano a entrare, non si peritano di andare oltre quello che chiedo, di cercare i veri bisogni … presumono di poter leggere dentro e abbracciare il presente e il passato. Si esercitano nel comporre le tessere del mosaico (sono io, la mia vita, la mia famiglia … non uno stupido puzzle!). Cercano insomma di capire. Ma cosa c’è da capire? Temo l’umidità!