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Lo scandalo del silenzio (e dell’ignavia)

La Chiesa gerarchica ha aperto una nuova strada di trasparenza in riferimento allo scandalo della pedofilia. Era ora. Le reazioni non sono tuttavia entusiastiche e come potrebbero dopo anni di silenzi? Per non scandalizzare il popolo di Dio sembrava fosse meglio tacere e pregare per le vittime. Certo per i credenti la preghiera è importante, ma per tutti prima di ogni cosa vi deve essere la giustizia.
Il polverone mediatico sulle presunte coperture da parte delle gerarchie ecclesiastiche rischia di fare passare in secondo piano le vittime e la loro tutela. E invece è necessario uno sforzo congiunto di chiese, governi, associazioni e singoli perché il diritto di bambini e adolescenti a una crescita psico-fisica serena sia riconosciuto.

Nuovo sfogo di un alterato

il venditore di pallonciniOrmai vent’anni fa Telefono Azzurro redasse la Carta di Treviso, sottoscritta dall’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione stampa italiana, che impegna a mettere al primo piano l’interesse del minore e della sua crescita nel trattare fatti di cronaca.
Nel 1995 fu poi redatto un vademecum su come raccontare i fatti stessi. Si legge tra l’altro: «I mass media hanno una grande responsabilità nell’informare e aggiornare il proprio pubblico (…). Se è vero che un giornalista ha il dovere di informare e aiutare le persone a comprendere quanto accade nel mondo, è altrettanto importante che, nello svolgimento del proprio lavoro, sia sensibile ai bisogni e ai diritti sia dei bambini e degli adolescenti coinvolti direttamente nell’evento da raccontare (…), sia dei bambini ed adolescenti che siedono di fronte a uno schermo televisivo, che guardano, ascoltano e leggono. Un bambino ripetutamente esposto a crude immagini (…) può, infatti, essere “vittima secondaria” di quell’evento, arrivando, nei casi più gravi, a manifestare una sintomatologia del tutto simile a quella di un bambino che sia stato direttamente coinvolto».
Di fronte ai dibattiti televisivi di questi giorni e alle ripetute testimonianze sul degrado morale del nostro Paese, mi sento di fare un appello:
finora ci avete trattato come deficienti, trattateci ora almeno come bambini, impedite che possiamo divenire “vittime secondarie” (ammesso che non vi siamo direttamente coinvolti) della malapolitica, del velinismo, delle tangentopoli di ieri e di oggi.

Iniziamo già ad accusare i primi sintomi di disgusto.

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